SEZ. 1 COD. 001

UMANI CHE IMITANO SAURI

In questa teca potete osservare una protezione per la testa, tipicamente utilizzata dai cavalieri italiani del Tardo Medioevo. È composta da un elmetto con ventaglia dotato di un rotellino paranuca, di un gorzarino in maglia di ferro applicato al margine inferiore e di una baviera volante che va a raddoppiare la difesa del collo.

Elmetto e baviera sono repliche, rispettivamente, degli originali B1 e B2 attualmente conservati presso il Museo Diocesano F. Gonzaga di Mantova, entrambi attribuiti a maestranze lombarde e databili alla seconda metà del XV secolo, presumibilmente intorno agli anni 1475-1480; il gorzarino, non conservatosi nell'originale, è un'integrazione coerente in base alla tipologia. Le repliche sono state realizzate in acciaio carbonato, forgiato e temprato dal fabbro statunitense Robert MacPherson.

In origine appartenevano a Andrew Bodley, ex gestore delle scuderie presso le Royal Armouries di Leeds (UK), nonchè giostrante di fama presso le stesse; in seguito furono rilevati da Tobias Capwell, anch'egli celebre giostrante e curatore di armi e armature presso la Wallace Collection di Londra. Oggi appartengono ad Andrea Carloni, ricostruttore storico specialista nel tardo XV secolo italiano.

La maglia ad anelli è una protezione per il corpo molto antica, in quanto affonda le sue origini nel mondo celtico. Ne abbiamo memoria negli scritti occidentali fin dalla metà del IV sec. a. C.; l'esercito romano la adottò ancora in età repubblicana, fino alla sua scomparsa. All'inizio consisteva in una camicia smanicata, poi si aggiunsero delle corte maniche, finchè, nel corso dell'Alto Medioevo, la lunghezza aumentò sensibilmente, fino a costituire un vero e proprio “usbergo” a copertura integrale della figura.

Qui vedete un frammento di maglia originale proveniente dall'Inghilterra, con anelli a sezione tonda ed intreccio 1:4, rivettati a “grano d'orzo” (questo termine si riferisce alla escrescenza determinata dallo schiacciamento del minuscolo perno con il quale venivano chiusi). La datazione del pezzo è ascrivibile al XIV-XV sec. Oltre all'armatura, un cavaliere come il nostro San Giorgio non poteva mancare di speroni per incitare e governare la propria cavalcatura. Ecco dunque in esposizione un originale di sprone in bronzo con tracce di doratura, rinvenuto in Germania e databile alla seconda metà del XIV secolo. È provvisto di rotella a 12 punte, mentre le “branche”, ossia i prolungamenti che vanno ad inforcarsi all'incrocio tra il tallone e la caviglia, terminano in due “occhi” che consentivano l'allacciatura di cinturino e sottopiede. Diversi sono i confronti possibili per questa tipologia... a titolo esemplificativo, si possono citare gli speroni indossati dal Re Edoardo III d'Inghilterra, meglio noto come “The Black Prince”, nell'effigie monumentale che lo immortala presso la Cattedrale di Canterbury (morì nel 1376).

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